Marzo 2020: scatta il lockdown. Un cinefilo, Alessandro Aniballi, si rifugia nel cinema del passato, cercando di capire come sia nata in lui questa ossessione. La settima arte diventa così lo strumento per ricostruire la memoria di sé e del mondo esterno, divenuto ormai un ricordo. Attraverso uno stile radicalmente diaristico, Aniballi mette in scena se stesso come punto di fuga di un videosaggio sui generis, trovando nello iato tra critico e regista il senso dei conflitti che nutrono il cinema. Come quello insito in un’arte talmente poliforme e liquida da essere spesso fonte di dissipazione di senso. Un’arte la cui bellezza non può che risiedere nella fragilità, soprattutto in questi nostri tempi incerti.